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Il borgo comprende una splendida chiesa d’impianto romanico risalente ai primi del 1100. E’ ad una sola navata e termina con una bellissima abside. Vi si notano chiari influssi architettonici oltramontani (portale con arco crescente e rosone sovrastante riccamente decorato). Di pregio notevolissimo l’architrave dello stesso portale, che raffigura, in un bassorilievo datato 1234, l’Adorazione dei Magi.

Il castello di Talciona viene ricordato nella donazione di Ugo, marchese di Toscana, redatta il 10 agosto 998 in favore della Badia di Marturi con l’indicazione «castello de Calcione»; nel 1089, risulta citato in un’altra donazione stipulata dalla nobile Mingarda di Morando. Agli inizi del XII secolo vi risiedevano i «filii rustici», la futura famiglia dei Soarzi signori di Staggia. Nel 1203, durante la definizione dei confini tra i territori senese e fiorentino in questa zona, il castello di Talciona non viene citato mentre se ne nominava la chiesa.

Dopo il suo inserimento nel contado fiorentino, la località nel XV secolo entrava poi in possesso della famiglia Adimari, e viene indicata come villa. Il complesso fu quindi decastellato e ridotto a villaggio aperto, probabilmente tra gli inizi del XIII secolo ed il XV secolo; sembra più probabile comunque la prima data proposta. La prima attestazione della Chiesa di Santa Maria risale al 1156, quando presso la canonica fu rogato un atto con il quale i conti Guidi fecero una permuta di beni posti presso Talciona. Parte del suo popolo si trasferì nella parte senese del castello di Poggio Bonizio ove edificò una chiesa di Santo Stefano in Talciona nel 1156. Tracce materiali del castello si ritrovano in una torre molto rimaneggiata, incorporata in una villa cinquecentesca. La chiesa è invece un interessante esempio di edificio tardoromanico pressochè conservato integralmente; è costituita da una navata rettangolare absidata con copertura a tetto realizzata con conci di travertino, arenaria e calcare disposti a corsi orizzontali e paralleli. La facciata a capanna presenta portale ad arco crescente con ghiera avvolgente decorata con motivi simili a quelli proposti nell’occhio sovrapposto. Sull’architrave, sorretto da mensolette concave decorate con figure bestiali, è scolpita l’Adorazione dei Magi, di forme piuttosto rozze probabilmente opera di maestranze locali; la datazione è fornita dall’incisione dell’anno 1234. E’ da ritenere che questo rilievo sia opera di maestranze locali che hanno assemblato suggestioni di varia provenienza (il tipo di rilievo lombardo e la decorazione a traforo duecentesca) innestandole su una concezione costruttiva tradizionale (la chiesa absidata di tradizione romanica). L’imbotto dell’archivolto della monofora è decorato con rozze figure astratte. Il coronamento delle pareti laterali preannunciano, con l’uso di corsi sovrapposti di laterizi disposti a denti di sega, l’imminente stagione tardomedievale. Sul lato destro dell’edificio si apre una rosone in arenaria traforato che rimanda anch’esso esperienze culturali non toscane.

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